Il
pensiero filosofico nasce in Grecia: i primi filosofi sono detti
della physis, cioè della natura, cercano quindi di trovare
spiegazioni sulle origini del mondo con il ragionamento mentre
prima invece lo si faceva attraverso i miti cosmognici, ovvero dei
racconti favolosi.
La
filosofia nasce in Magna Grecia) soprattutto per queste ragioni:
-
le
polis sono un tipo di società aperta, dove il pensiero è
libero;
-
non
vi è una religione del libro, quindi non vi sono regole o
concetti già svelati e
l’interpretazione del mondo è libera;
-
il
commercio rende ricchi e quindi le persone, non dovendosi
preoccupare di come sopravvivere, possono pensare alla
filosofia.
I
primi tre filosofi sono originari di Mileto e sono
Talete,
Anassimandro e Anassimene: ciò che li accomuna è la ricerca
dell’archè, un principio da cui nascono, sono rette e in
cui morendo sfociano tutte le cose.
Per
Talete l’archè è l’acqua, perché afferma che tutto nasce da
essa, tutte le cose vive sono umide e, quando muoiono seccano e
tornano ad essere acqua. Talete pensa inoltre che “tutto è
pieno di dei” (ilozoismo), quindi l’acqua è divina, e che
tutto ciò che si muove ha un’anima.
Secondo
Anassimandro, invece, l’archè è l’apeiron, che
significa illimitato, infinito (non come lo intendevano i greci,
cioè imperfetto, ma con il significato di negazione del limite);
egli pensa infatti che tutto nasce dall’infinito al quale sono
stati posti dei limiti che formano tutte le cose. Anassimandro
inoltre pensa che il mondo sia cilindrico e che l'apeiron compiendo
un movimento vorticoso provoca la separazione dei contrari, i
quali si sopraffanno ciclicamente, commettendo ogni volta
un’ingiustizia.
Per
Anassimene, infine, l’archè è l’aria, che, grazie a processi
di rarefazione e condensazione, genera tutte le cose.
Una
scuola presofista che nasce a Crotone è la scuola pitagorica. I
pitagorici credono nella
metempsicosi,
cioè credono che l’anima sia prigioniera del corpo e che dopo
la morte avvenga la reincarnazione fino a che l'anima non si sia
purificata (come per i misteri eleusini); secondo i pitagorici la
perfezione e la purificazione dell'anima si raggiunge attraverso
lo studio della matematica.
Per
loro i numeri non sono astratti, ma figure geometriche e li
rappresentano con i sassi: pensano infatti che nei numeri pari sia
presente l’infinito, perché ad un numero pari si può
aggiungere due infinite volte. Dividono i numeri in pari, dispari
e pari-in-pari; quest’ultimo è il numero Uno, perché
aggiungendolo o sottraendolo a un qualsiasi numero si ottiene un
altro numero, dispari o pari.
Per
i pitagorici, quindi, l’archè è il numero: infatti pensano che
in natura tutto è misurabile e dato da rapporti numerici.
Un
filosofo solitario fu Eraclito
da Efeso: egli scrive sotto forma di aforismi (brevi sentenze
in cui le cose sono dette in modo ambiguo), perché non ha fiducia
negli uomini e pensa che la maggior parte di loro non capirebbe.
Eraclito
crede nel logos, che, nella sua filosofia, ha tre
significati ovvero usato in senso :
-
oggettivo
è inteso come legge razionale che governa il mondo;
-
soggettivo
è inteso come la razionalità dell’uomo;
-
discorso
di verità (quando parla della legge che regge il mondo).
L’archè
di Eraclito è il cambiamento, perché secondo lui, in natura,
l’unica cosa che rimane tale è, appunto, il cambiamento; egli
identifica quest’ultimo con il fuoco.
Eraclito
crede inoltre nell’unità dei contrari, afferma cioè che se ci
troviamo davanti a due contrari, in realtà ci troviamo davanti ad
una cosa sola, perché uno senza l’altro non avrebbe senso. A
proposito di questo fa l’esempio, in un suo aforisma, di un
cerchio, in cui il punto d'inizio e quello di fine coincidono e
sono quindi un’unica cosa.
Parmenide
da Elea è il padre dell’ontologia (lo studio dell’essere) ed
è il primo filosofo razionalista (pensa che la ragione debba
prevalere sui sensi).
Parmenide
crede nell’unità dell’essere (monismo); per lui vi sono tre
strade:
-
la
via della falsità (il non essere è);
-
la
via dell’opinione (il non essere è e l’essere è), che è
quella percorsa dagli uomini;
-
la
via della verità (l’essere è e non può non essere, così
come il non essere non è e non può in alcun caso essere),
che è l’unica percorribile.
Secondo
la strada della verità, quindi, l’essere è uno, perché
altrimenti tra una cosa e l’altra ci sarebbe il vuoto ovvero il
non essere.
L'
essere dovrà quindi essere:
-
immortale,
perché altrimenti con la morte cadrebbe nel non essere;
-
immobile,
perché, se si muovesse, la posizione precedente sarebbe non
essere;
-
ingenerato,
perché se non lo fosse prima ci sarebbe stato il non essere;
-
infinito,
perché altrimenti dopo la fine ci sarebbe il non essere;
-
senza
passato, perché altrimenti sarebbe stato non essere;
-
senza
futuro, perché ciò che dovrebbe ancora succedere sarebbe non
essere.
Come
lui altri razionalisti sono Melisso di Samo, che mette in teoria
il pensiero della scuola eleatica, e Zenone di Elea;
quest’ultimo afferma che il movimento è un’illusione, perché
un insieme di fermi non possono mai dare un movimento. Fa così
l’esempio di Achille che non raggiungerà mai la tartaruga,
perché prima di percorrere lo spazio che c’è tra lui ed essa
dovrà percorrere la metà di questo spazio, ma prima ancora la
metà della metà e così via, quindi in realtà sarà sempre
fermo.
L'illusione del movimento
di
Silvia
Cancellieri
III°C
Vi
è poi Empedocle da Agrigento,
un filosofo pluralista che crede che tutto ha origine dai
quattro elementi (terra, acqua, fuoco, aria). Questi ultimi sono
stati uniti dalla forza dell’amore; però è poi subentrata la
forza dell’odio che li ha divisi, dando origine a tutte le cose
e creando il caos; tornerà poi la forza dell’amore che li
riunirà.
Un
altro pluralista è Anassagora da Clazomene; che pensa che
all’interno di ogni cosa ci siano dei semi (omomerie) che sono
destinati a diventare altro e che trasformano le cose da certe in
altre. Pensa inoltre che nel mondo vi è un’intelligenza (nous).
I
quattro elementi di Federica Drago III°C
A
conclusione del pensiero presofista troviamo Democrito di Abdera,
un filosofo materialista: egli infatti pensa che ogni cosa è
formata da atomi
(atomo=indivisibile) che
si muovono nel vuoto; provocando, provocando collisioni atomiche,
che danno origine a loro volta a vortici attorno a cui si addensa
la materia. I movimenti e le collisioni sono casuali, mentre ciò
che si genera da una determinata collisione è un effetto ben
preciso.
Democrito
pensa che anche l’anima è formata da atomi (materiale) e che
quindi muore con la morte del corpo.
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