L'Empirismo inglese, corrente della filosofia moderna proseguita poi da Berkeley e Hume, avente come obiettivo l'analisi del mondo umano nei suoi diversi campi, si sviluppa tra Seicento e Settecento inscrivendosi in parte già nel prossimo clima Illuministico e vede sicuramente in John Locke il suo fondatore.
Sul piano storico l'Empirismo si collega alla tradizione medioevale inglese di cui la dottrina di Ockham è la maggiore manifestazione e il suo atteggiamento filosofico definisce inconoscibile e indimostrabile tutto ciò che oltrepassa i limiti dell'esperienza.
Le verità teologiche che riguardano il mondo soprannaturale e Dio, si collocano al di fuori, perciò, di una possibile ricerca. E se tutta la conoscenza umana deve fondarsi sull'esperienza, all'uomo può aprirsi il mondo
della natura, verso il quale appunto si concentra l'interesse di Ockam.
Egli inoltre afferma la profonda differenza tra scienza e fede; quest'ultima, anche quando sembra seguire alla scienza, come nel caso in cui si crede ad una affermazione pur non ricordandone la dimostrazione, non può coincidere con il concetto di fede religiosa che presupporrebbe una conoscenza di Dio e della realtà sopreannaturale, cosa impossibile da dimostrarsi; né possiede valore dimostrativo la prova cosmologica che Aristotele aveva introdotto nella Scolastica Latina, secondo la quale tutto ciò che si muove è mosso da altro, ritenendo Dio causa efficiente e totale dei fenomeni presenti nel mondo.
L'universale esiste solo nell'intelletto umano ed è considerato da Ockham il segno di una classe di cose particolari: segno che stà in luogo delle cose stesse in tutti i discorsi in cui ricorre.
Un altro pensiero a cui si rifà l'empirismo moderno inglese è quello di Francesco Bacone, nel quale diventa importantissimo l'esperimento di verifica delle deduzioni poste come ipotesi.
Ideologicamente, quindi, l'Empirismo si caratterizza con la teoria della ragione vista come un insieme di poteri limitati dall'esperienza intendendo quest'ultima: