L'Empiriocriticismo.

Il fondatore dell'Empiricriticismo fu Ernesto Mach, il cui pensiero filosofico presenta strette analogie con quello di Richard Avenarius, proponendosi di risolvere la realtà in un insieme di sensazioni isolate e discontinue, sforzandosi di eliminare con tale risoluzione la vecchia antitesi tra mondo fisico e mondo psichico.
Scienziato di indubbio valore, scrisse vari lavori di carattere divulgativo; in essi non si abbandonò a dogmatiche generalizzazioni delle leggi scientifiche, ma anzi cercò di diffondere presso i più larghi strati, anche di non specialisti, un'oculata circospezione critica sul valore delle scienze assestando, con la sua filosofia, un duro colpo al positivismo volgarmente dogmatico, che nella seconda metà dell'Ottocento aveva conquistato a sè gran numero di scienziati in Germania e in parecchi altri paesi europei.
Il termine Empiriocriticismo fu coniato comunque da Avenarius che intendeva con questo suggerire che la sola filosofia valida è quella che si attiene esclusivamente al dati empirici, liberati da ogni elemento trascendente e trattati secondo una riflessione critica rigorosa.
L'ideale di Avenarius era quello di non considerare del pensiero positivistico tutte le generalizzazioni che l'esperienza non poteva giustificare, dedicandosi soltanto all'analisi di ciò e solo di ciò che l'esperienza stessa esibisce allo sguardo dell'analista; anche Mach scrive, in un ispirazione che sarà più tardi quella del neopositivistico Circolo di Vienna,

"Bisogna rinunciare a rispondere a domande riconosciute prive di senso e questo manca dove mancano i dati sensibili".

Ciò che esiste è solo una serie di sensazioni semplici,tra loro intimamente congiunte in una sorta di flusso continuo. Mach preferisce chiamare queste sensazioni "elementi" per non dare una connotazione soggettivo-psicologica al suo pensiero e così come le cose sono solo insieme di sensazioni o di "elementi", anche l'io è composto dagli stessi, che si ritrovano sia nelle cose che negli altri soggetti, ma comunque non si può considerare esaurito l'io quando si dice che consiste in una connessione peculiare di elementi e sarà necessario sollecitare psicologi, fisiologi e psichiatri ad un'analisi più approfondita di questo ente. Non bisogna però interpretare queste tesi come ritorno a un vecchio sensismo fenomenistico di tipo berkeleyano.
Nell'Analisi delle sensazioni, lo stesso Mach pur esprimendo la sua simpatia per Berkeley e per Hume, sottolinea come la realtà sia qualcosa di più complesso che una semplice risultanza di un insieme di sensazioni: questa, in Mach, tende a sganciarsi da un troppo immediato riferimento all'io, al soggetto e la sua oggettività è garantita dalle sue matrici fisiologiche e dall'elaborazione scientifica cui è sottoposta.
Non si può intepretare correttamente il mondo, egli scrive, se non si è in grado di abbandonare l'idea dell'io come realtà che sta alla base di tutto.
La modernità di questa nuova corrente filosofica sta ,tra l'altro, proprio in questa concezione del mondo senza "base", senza fondamento: cioè un mondo dove semplicemente avvengono certi fenomeni che si tratta di spiegare nel modo più immediato possibile, attraverso l'uso di quelle osservazioni empirico-sensoriali e di quelle misurazioni fisico-matematiche che saranno poi privilegiate dai neo-positivisti del Circolo di Vienna. Ma accanto alla concezione del sapere come crescita oggettiva della conoscenza intorno ai fenomeni, l'empiriocriticismo propone anche un filone in qualche modo convenzionalistico-pragmatistico; per Mach, la scienza è costruzione di simboli, ossia di concetti e di leggi che devono riflettere non in modo speculare il reale, ma organizzarlo in rapporto agli interessi dell'uomo.
La scienza quindi produce espedienti utili all'orientamento provvisorio e per determinati fini pratici. (Natura economica della conoscenza: raggruppare e abbreviare i fenomeni o prevederli con il minimo dispendio di energie).
Una volta ammessa la funzione puramente economica della scienza, Mach può sostenere che non ha senso voler determinare a priori le categorie scientifiche, cioè i mezzi cui la scienza ha il diritto di ricorrere per descrivere il mondo con la massima semplicità. Qualsiasi mezzo risulterà degno di venire accettato,se porterà ad una effettiva semplificazione delle nostre descrizioni.
La libertà dello scienziato nella ricerca di tali mezzi non è sottoposta a limitazioni di sorta.

Autori:
Anna Maria CINCO
Maria FILI'
Giuseppina LUNETTA