“comprendere una proposizione significa sapere come stanno le cose”
La sezione concettualmente e storicamente più importante del pensiero di Schlick è la messa a punto del principio di verificazione o di verificabilità, che egli esprime dicendo che :“Una questione è in principio risolvibile se possiamo immaginarc le esperienze che dovremmo avere per darle una risposta”.
Questa teoria sottintende ovviamente una distinzione fra verificabilità di principio e veriticabilità di fatto, in quanto una tesi attualmente inverificabile, per esempio:“sull’altra faccia della luna esistono montagne di tremila metri, può benissimo venir controllata in futuro. Di conseguenza, coerentemente con il suo principio, Schlick sostiene che “il significato di una proposizione è il metodo della sua veritica” ovvero una proposizione è insensata se non esiste un metodo per verificarla, come nel caso della Metafisica, dell’Etica, della Religione che non potendo essere verificate empiricamente nei propri asserti sono definite senza senso.“Dobbiamo trasformarla attraverso l’introduzione di definizioni successive (smontare le proposizioni) finchè si arriverà a parole che non potranno venire ulteriormente definite con parole [...] Il criterio per la verità o la falsità di una proposizione consiste nel fatto che, sotto determinate condizioni, taluni elementi si danno o no”.
Ben presto, però, i due filosofi O.Neurath e R.Carnap criticarono il principio di verificazione, sostenendo che la verità empirica (sperimentale) non è universale bensì soggettiva, come si può dunque affermare la sensatezza o insensatezza universali di una qualsiasi proposizione?